LEGNI DI CASA

È l’alba di una primavera balorda, fuori c’è il sole, il caldo comincia a farsi sentire ma, …, Ma non posso andare oltre alla serra, oltre il mio giardino. Strana primavera di un anno bisesto.

La ritualità della giornata segna le ore, lavoro da remoto, telefonate, mail, tutto quello che il digitale rende più semplice una clausura forzata. Ma l’occhio cade sui dettagli, cose che a casa hai sempre avuto, che sono cresciute con te, in alcuni casi segnate e rovinate.

Legni di rovere al pavimento, chiaro, venato, la doga stretta posato a correre, verniciato lucido liscio, come un tempo si chiedeva, alla luce della sera o al tatto del piede scalzo rivela i suoi segni. Il triciclo da bambino, lo stereo da ragazzo, la cucitrice da professionista. Piccole tacche su una superficie piana che si uniscono a segni lineari, fughe più marcate. Acqua accidentale, si infiltra tra le doghe, il legno si gonfia, la fuga si alza e raramente poi torna al suo posto.

Legno di Abete, travi massicci, quindici per diciotto passo settantacinque, perline maschiate sempre di abete. Impregnato, color miele scuro. Legno di copertura, tetto di casa. Un intera estate e un intero inverno a prender sole e ad ascoltare la pioggia, senza prenderla. Messi in opera dopo la lunga stagionatura, con l’intonaco a far da cornice ai muri perimetrali con fuga chiodata, fatto l’anno successivo. Son passati quarant’anni, e ancora suona, schiocca, fa casin. Si muove come tutte le cose naturali dovrebbero fare. A terra trovi frammenti di intonaco, piccolo pulviscolo bianco, il segno del suo spingere.

Legni di Casa Massimo Bresolin Architetto

Legno di Iroko, scuro, esotico, corona le scale, incornicia porte e finestre, chiude i balconi. Il colore è scuro, forte, chiama abbinamenti a contrasto, come il bianco dei muri intonacati. Si abbina agli specchi lunghi e sottili che sostituiscono il parapetto delle scale. È un legno duro, compatto, lavorarlo è difficile, e bisogna farlo stagionare per lunghi mesi dopo il suo arrivo dall’Africa equatoriale.

Legno di Faggio. Venature sottili, nodi radi, legno nobile dal colore delicato, massello, odore di camera, di buone ore di sonno. Di ore e ore di scrivanie di studio e compiti per casa. Ore a decidere cosa mettersi sabato sera per uscire a cena con la ragazza a cui fai il filo, pensare a che giacca, se camicia o maglietta. Il Faggio ricorda i boschi di casa, i boschi dell’Altopiano, del Grappa, del Cansiglio.

Legno di Pioppo, legno della cucina, è il più usato il più logoro, il lungo tavolo da otto posti è segnato da graffi, strisci e botte. Eravamo piccoli e quel tavolo era luogo di colazione, pranzo cena, Ma luogo anche di gioco, con ruspette, trattorini che vagavano, e quel tavolo diventava la nostra città in costruzione, la nostra fattoria, il nostro campo di battaglia.

Legno di Ciliegio colori caldi, bordato rosso bordeaux, profumo di carta, riviste, libri, documenti. Luogo di lavoro, studio e ricevimento. Il ciliegio ha toni caldi accoglienti, riscalda lo studio e lo rende spazio di casa oltre che di lavoro.

Giro per casa, come alla ricerca di quello che manca, dei colori e dei profumi che vorresti avere, manca il cirmolo, manca il larice, manca il castagno, il noce e molti altri. Chissà se un giorno non lontano diventeranno legni di casa, ma questa è un’altra storia, o meglio un altro progetto.

Specie legnose diverse, colori e toni differenti. Colori di casa, legni di casa.