GLI ANELLI DELLA STORIA

“Prevale l’infelice pregiudizio che le case in mattoni o in pietra siano meno salubri e solide di una in legno”.

È sera tardi, sto riordinando la libreria dello studio per fare posto a nuovi manuali e riviste.

Lo sguardo cade per caso su di un segnalibro, posto tra le pagine di un volume preso ai tempi dell’Università. Ne sfoglio il contenuto, trovo la frase citata poche righe più su. L’autore è Thomas Jefferson, lo stesso Jefferson della Rivoluzione Americana e della banconota da due dollari.

Alzo gli occhi dal libro e immagino il clima, le città della costa Est degli Stati Uniti nel XVIII secolo, gli edifici che iniziavano a prendere una loro identità rispetto a quelli del Vecchio Continente. Fuori, gli inesplorati territori dell’Ovest, con le infinite foreste e le sconfinate praterie.

Penso alle città di quegli anni: Rouen e Strasburgo erano per metà costituite da edifici in legno; a Mosca come a Beijing, a Bankok come a Tokyo, era sempre e comunque il legno ad essere l’assoluto protagonista nelle strutture degli edifici.

Per stasera la libreria può attendere.

Prendo il libro e lo lascio aperto sulla scrivania, accanto all’atlante storico. Cartina dopo cartina, evento storico dopo evento storico, provo a costruire un filo di pensieri da collocare nel tempo e nello spazio. Un po’ come fa il boscaiolo, che dopo aver abbattuto un albero capisce dagli anelli del tronco il vissuto della pianta: é negli anelli di accrescimento che si notano stagioni magre e annate prosperose, che si può leggere la storia.

Sfoglio le prime pagine dell’atlante: le stampe tardo medievali, nelle quali si notano carpentieri e falegnami all’opera nel Nord dell’Europa, attirano la mia attenzione. Le conifere scandinave venivano lavorate per costruire imponenti Stavkirke, dove ogni pezzo che le componeva poteva essere sostituito, dal più alto degli ornamenti alla più centrale delle colonne

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Nelle illustrazioni raccolte nei taccuini dei capomastri, che viaggiando per l’Europa annotavano tecniche e lavorazioni dei colleghi, si vedono seghe e asce al lavoro su travi e tavole.

Non siamo ancora arrivati all’anello centrale dell’albero, ma ci stiamo avvicinando.

Sono gli anni dei viaggi di Marco Polo e delle storie che arrivano dal lontano Oriente, dove il lavoro del carpentiere era riconosciuto come fondamentale e rappresentava uno degli gradini più alti della scala sociale. Ad ogni abbattimento si pregava affinché lo spirito dell’albero potesse continuare ad abitare il legno lavorato dai carpentieri.

É proprio nella Venezia di Marco Polo, durante il Primo Rinascimento, che si sviluppa un’organizzata filiera del legno: i tronchi provenienti dai boschi del Cadore e trasportati lungo i fiumi arrivavano in laguna per rifornire l’Arsenale e i cantieri veneziani. Durante l’inverno abeti e larici cadorini, assieme a faggi e roveri del Cansiglio, venivano abbattuti e lasciati stagionare. In primavera i tronchi venivano lavorati nelle segherie mosse dalla forza dei torrenti in piena, gli stessi torrenti usati come strade per trasportarli fino a Venezia.

Le mappe dell’atlante storico mi portano di nuovo al Nord. Passano attraverso la Baviera e l’Alsazia, dove a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento vengono realizzati degli edifici in legno e mattoni. La struttura è per piccoli pezzi, che salgono leggeri anche per quattro o cinque piani, per poi essere chiusi da spioventi tetti a scandole.

Viaggio ancora più a Nord, verso i Paesi Bassi: fattorie e mulini a vento costruite con leggere strutture in legno sono le uniche a poter essere costruite sui polder, giovani e morbidi terreni strappati al mare.

Gli anelli corrono sul tronco della storia, quando incrociano due bordi neri.

Fuliggine e carbone: rappresentano l’incendio di Londra del 1666 e la Prima Rivoluzione Industriale.

Più che di punti di arresto, si tratta di punti di svolta: l’incendio di Londra distrusse sì le case in legno e paglia, ma diede anche nuova linfa alle strategie e alle tecniche di costruzione e ai primi presidi di antincendio. A Londra non si smise di utilizzare il legno: nacquero in quel periodo le caratteristiche bow window e vennero raffinati ancor di più i preziosi tetti delle grandi cattedrali e delle aule delle biblioteche e delle università.

La Rivoluzione Industriale viene tradizionalmente associata alle macchine a vapore, al nero del carbone, ai grandi cotonifici, all’inizio dell’utilizzo del ferro e del vetro nell’architettura del tempo. Ciò che spesso dimentichiamo, però, è che la Rivoluzione Industriale fu anche l’artefice della standardizzazione di un oggetto semplice e d’uso comune: il chiodo.

Un chiodo fatto a macchina era molto meno costoso e molto più resistente: scatole intere venivano caricate nei carri dei pionieri americani che partivano dalle città della Costa Est, le città di Jefferson, per colonizzare i territori dell’Ovest.

Le nascenti industrie permisero inoltre di raffinare e trasformare oggetti complessi come trapani, frese e seghe da legno. É in questo periodo infatti che nascono le prime falegnamerie industriali e che vengono standardizzati molti dei processi di produzione di elementi costruttivi in legno.

Nel frattempo in California, in Alaska e nella lontana Australia, dove vengono scoperti ricchi filoni auriferi, scoppia la febbre dell’oro. Città come San Francisco e Melbourne esplodono: vengono realizzate anche fino a cinque nuove abitazioni ogni giorno. Ciò è possibile grazie alla nascita di processi di standardizzazione della produzione di alcuni elementi costruttivi e alle prime case a catalogo.

Arriviamo ai giorni nostri, all’ultimo anello della storia.

Il primo giorno d’agosto è stato l’Earth Overshoot Day, la data in cui le risorse che nell’arco di dodici mesi si rigenerano naturalmente sono state esaurite. Dall’inizio di questo mese, quindi, abbiamo iniziato ad utilizzare lo stock di risorse in riserva.

Le risorse rinnovabili non sono sufficienti ormai da più di quarant’anni, dai tempi della prima crisi petrolifera. Continuiamo ad accumulare un debito sempre più grosso nei confronti della terra, utilizzando le riserve che il pianeta ha a disposizione. L’Earth Overshooting Day, di anno in anno, arriva sempre prima.

Il settore delle costruzioni, con la sua lunga filiera produttiva, è responsabile dell’esaurimento per una buona metà. Il 50% delle risorse che utilizziamo ogni anno serve per produrre e installare materiali, sistemi costruttivi o impianti per gli edifici e per le strutture che viviamo e attraversiamo ogni giorno. Il legno è l’unico materiale da costruzione che si rigenera naturalmente. Tutti gli altri materiali possono essere riciclati, ma una volta estratti non potranno più tornare allo stato originale.

Ripongo i libri, spengo la luce e chiudo lo studio, salgo in bicicletta e torno a casa. Piedi nudi sulle scale di iroko, “casa” è dove senti il legno sotto i piedi scalzi. In giardino un albero continua a crescere, lo piantò mio nonno pochi giorni dopo la mia nascita. Magari un giorno lontano qualcuno leggerà i suoi anelli, e capirà come la storia può proseguire.